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6 Miti da sfatare sul Bitcoin

Il Bitcoin sta attirando l’attenzione non solo degli investitori ma anche della gente comune, assumendo le dimensioni di un vero e proprio fenomeno di massa. Nonostante il crescente favore, è tuttora vittima di pregiudizi, i quali certamente ne stanno frenando l’ascesa. In questo articolo parleremo dei miti da sfatare sul Bitcoin, dimostrando perché sono pure e semplici fake news.

Il Bitcoin è la moneta dei terroristi

Questa è la falsità più diffusa in assoluto, nonché la più pericolosa in quanto rovina la reputazione di una valuta virtuale che, nonostante qualche scivolone non certo imputabile alla sua struttura, si è comportata fin qui in “modo onesto”. Questo mito nasce da una caratteristica tipica della criptovaluta: l’anonimato. Occorre però specifico che cosa si intenda, in questo caso, per anonimato: è vero che non vengono rilevate pubblicamente a nessun ente informazioni personali ma è altrettanto vero che queste informazioni vengono comunque raccolte e, se necessarie, messe a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Inoltre, a certificare che il Bitcoin non è la moneta dei terroristi è intervenuta di recente l’Europol. L’organizzazione ha chiarito di non aver trovato alcuna prova che le attività terroristiche siano finanziate, magari per l’acquisto di armi, mediante trasferimenti di criptovaluta.

Il Bitcoin è una bolla destinata a esplodere come quella dei tulipani

Piccolo excursus storico: il primo caso di bolla finanziaria è datato XVII secolo e ha avuto come protagonista… I tulipani. Questi fiori furono oggetto di una vera e propria isteria di massa, in quanto simbolo di agiatezza e strumento di valorizzazione degli ambienti. Il prezzo dei tulipani è saliva in maniera vertiginosa, gli investitori speculavano, fino al momento del crollo che ridusse sul lastrico un numero incredibilmente alto di persone.

Ebbene, il Bitcoin è stato paragonato ai tulipani del seicento. Attualmente, non c’è alcuna evidenza che dimostri l’esattezza di questo paragone, a parte l’incredile tasso di crescita del prezzo. Anzi, si segnalano elementi di divergenza. Per esempio, il successo di Bitcoin si basa su caratteristiche strutturali (almeno in parte), come il riferimento alla nuova tecnologia della blockchain.

Il Bitcoin è uno schema Ponzi

Lo schema Ponzi è molto diffuso ancora oggi nonostante sia bandito dalle normative nazionali e comunitarie. Senza approfondire il meccanismo, si può affermare che sia un sistema in grado di fornire una illusione “molto realistica” di guadagno a lungo termine. Una illusione che il malcapitato può perpetrare solo se spende denaro o se lo “fa spendere” ad altri.

Nel corso del tempo, lo schema Ponzi è diventato – giustamente – sinonimo di truffa. Dal momento che i detrattori e i più superficiali considerano il Bitcoin stesso una truffa, ecco che l’associazione è bella che compiuta: Bitcoin uguale schema Ponzi.

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A scanso di equivoci, specifichiamo le il Bitcoin non ha nulla a che vedere con lo schema Ponzi. Il suo utilizzo presenta dinamiche diverse, praticamente identiche a quelle di qualsiasi altro asset, derivazione compresa: si può acquistare e vendere, semplicemente detenere nei portafogli elettronici, si può farci trading mediante i CFD e i future. Insomma, tutto normale, tutto trasparente, tutto legale.

I Bitcoin sono vittima degli hacker

Altro pregiudizio che nasce, più che dalla malafede, dalla paura per l’ignoto che evidentemente questa criptovaluta (che effettivamente ha una portata disruptive) ispira. Nello specifico, la paura che i Bitcoin possano essere in qualche modo hacherati e che il povere titolare di criptovaluta venga scippato della sua ricchezza.Rassicuriamo i più timorosi: il Bitcoin è sicuro. Lo è in virtù della più grande novità che ha apportato non solo al mondo del trading ma anche a quello tecnologico, amministrativo, contrattuale etc: la blockchain. E’ veramente difficile hackerare una transazione di Bitcoin: per farlo, il malintenzionato dovrebbe agire su un database di transizione sterminato. Certo, per alcuni il problema è solo spostato, e nello specifico ai wallet. In questo caso, è sufficiente scegliere un wallet (portafoglio elettronico) famoso per la sua affidabilità e che prevede delle chiavi private.

I Bitcoin contribuiscono notevolmente al riscaldamento globale

C’è anche questa: le criptovalute inquinerebbero il pianeta. Una tale affermazione, pronunciata così, senza contesto, potrebbe sembrare demenziale. E invece c’è un ragionamento dietro, per quanto sbagliato. Un ragionamento che si basa su una errata percezione del mining.

Con questo termine si intende l’operazione di individuazione dei codici che stanno dietro al singolo Bitcoin. Il mining viene realizzato mediante l’impiego di computer ad elevatissime prestazioni. La caratteristica principale dell’attività di “estrazione” è la sua progressività: a mano a mano che si estraggono Bitcoin, diventa sempre più difficile portare a termine l’operazione. Attualmente, sono necessari centinaia di computer al lavoro contemporanemaente per ricavare un solo Bitcoin.

Questo ha dato adito a supposizioni circa lo sperpero di energia elettrica e l’emissione di anidride carbonica. Supposizioni false, come certificano i numeri: il fabbisogno del mining non supera i 4,4 TWh, mentre quello per l’estrazione e la manipolazione dell’ora raggiunge tranquillamente i 138 e il sistema bancario mondiale addirittura 650.

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