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Bande di Bollinger: cosa sono e come si usano

Bande di bollinger

Le Bande di Bollinger costituiscono un indicatore molto utilizzato dai trader di ogni ordine e grado. Tra i pregi, spicca il buon carattere predittivo e una certa facilità di lettura. E’ anche un indicatore relativamente recedente, dal momento che è stato “inventato” dal trader, analista e formatore John Bollinger nel non lontano 2001.

Nonostante una certa semplicità del meccanismo di base, è necessario maturare delle competenze per valorizzare al meglio le Bande di Bollinger. Ciò significa, tra le altre cose, conoscere alcune indicazioni generali. Ne parliamo in questo articolo, offrendo inoltre una panoramica complessiva su questo indicatore. 

Le Bande di Bollinger in pillole

Le Bande di Bollinger traggono il proprio nome dal modo in cui compaiono a schermo. Quando si utilizza questo indicatore, infatti, nel grafico appaiono tre brande. Queste, a loro volta, sono frutto di tre linee. La prima è una media mobile a 20 periodi (anche se può essere modificata più o meno a piacimento). La seconda e la terza sono ricavate calcolando la deviazione standard, che inoltre viene moltiplicata per due. In questo modo si formano tre bande.

La banda centrale rappresenta il range in cui il prezzo si trova nella maggior parte dei casi, e che indica una situazione tutto sommato di normalità.

La banda superiore indica la zona che l’asset percorre quando il suo prezzo è più alto del solito. La banda inferiore indica invece la zona che l’asset percorre quando il prezzo è eccezionalmente basso. 

Come si usano le Bande di Bollinger

Lo scopo delle Bande di Bollinger, come ogni indicatore che si rispetti, è fornire dei segnali di vendita o di acquisto. Ci riesce molto bene, benché si ravvisino alcuni elementi di criticità,  i quali vanno contrastati con alcuni accorgimenti che esporremo in seguito.

Ad ogni modo, le Bande di Bollinger evadono segnali quando il prezzo interagisce con le bande superiori e inferiori. Questa meccanica è considerata da alcuni problematica, dal momento che per il 95% del tempo il prezzo staziona nella banda centrale. Il rischio, infatti, è di non ricevere segnali.

Ad ogni modo, gli usi delle Bande di Bollinger sono numerosi. In questo articolo però ci soffermeremo su quello principale.

Quando il prezzo raggiunge la banda superiore dal basso verso l’alto, rimbalza e rioccupa la banda centrale, si trae un segnale di vendita.

Quando il prezzo supera la banda inferiore dall’alto verso il basso, rimbalza e rioccupa la banda centrale, si trae un segnale di acquisto.

Se si analizza questa semplice chiave di lettura, si intuisce che le Bande di Bollinger si comportano in maniera non troppo dissimile dai supporti e dalle resistenze mobili. 

Consigli per valorizzare le Bande di Bollinger

Innanzitutto, occorre dare una cattiva notizia. Le Bande di Bollinger da sole non bastano. In realtà, non c’è nulla di cui stupirsi. Sono rari gli indicatori che offrono un buon grado di sicurezza anche se utilizzati da soli.

Nel caso delle Bande di Bollinger, il rischio di incorrere in falsi segnali non è affatto basso. Magari si trae un segnale di vendita, ma il prezzo anziché scendere sale. Viceversa, c’è il rischio di vendere in seguito a un segnale e poi registrare un aumento del prezzo.

John Bollinger ha però trovato una soluzione in grado di attenuare il pericolo di ricevere falsi segnali. Anzi, le soluzioni al problema dei falsi segnali sono almeno due. 

La prima consiste nell’associare le Bande di Bollinger ad alcuni indicatori manuali che prendano in considerazione il volume. Per esempio il Percentage B (chiusura meno banda inferiore / banda superiore – banda inferiore).La seconda soluzione consiste  nell’associare le Bande di Bollinger a indicatori veri e propri, che offrano indicazioni sulla forza del mercato. Per esempio, l’RSI. Nello specifico, quando l’RSI conferma il segnale fornito dalle Bande di Bollinger, allora quel segnale ha un rischio di inaffidabilità basso, e dunque può essere utilizzato in fase operativa.

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