Prima di iniziare a fare trading, sarebbe bene riflettere su un dato che, di base, risulta molto allarmante: l’85% dei trader retail conclude l’anno in perdita. Un vero stillicidio di denaro, che evidentemente avvantaggia il 15% di chi invece chiude i dodici mesi in attivo. Questi numeri, che di per sé rivelano quanto l’attività di trading sia impegnativa e sono sufficienti a scoraggiare i perditempo, alimentano però alcune teorie del complotto, ipotesi cospirative che vedono i trader piccoli soccombere non a causa della loro incompetenza, o almeno non sempre, ma per le oscure iniziative dei poteri forti, i quali in questo caso rispondono ai nomi di grandi banche commerciali, banche centrali, grandi trader collusi e via discorrendo.
L’armamentario di teoria è davvero vasto ma nella maggior parte dei casi può essere ricondotto a un tentativo di clickbait, a dinamiche sensazionalistiche e alla volontà di ricercare ragioni esterne a fallimenti che, in realtà, sono esclusivamente personali.
Senza scadere nel complottismo, in questo articolo affronteremo tre fenomeni che potrebbero, in maniera razionale per quanto speculativa, suggerire una situazione nella quale i trader piccoli vengono danneggiati da organizzazioni in possesso di una potenza di fuoco nettamente maggiore.
Insider trading, un pericolo reale
Con il termine Insider Trading si indica quell’insieme di pratiche volte a generare profitto mediante un utilizzo poco trasparente delle informazioni. Un insider trader conosce in anticipo, prima degli altri e sovente in maniera indebita, un dato, un evento o un fatto in grado di muovere il mercato in una precisa direzione. Insider trader è anche colui che, trovandosi in un conflitto di interesse palese, si trova in condizione di provocare un movimento nel mercato e allo stesso operare su di esso un’azione speculativa. Per intenderci, l’insider trader, in questa seconda variante, può essere paragonato al calciatore che fa un autogol dopo aver scommesso sulla sconfitta della sua squadra.
I danni dell’Insider Trading sono enormi poiché, di fatto, pone in essere una pesante manipolazione del mercato. Produce nocumento per tutti gli altri investitori, e in particolar modo ai trader piccoli, che non hanno strumenti né per contrastare il vantaggio dell’Insider Trading in termini di informazioni né per recuperare una eventuale perdita causata dalla manipolazione del mercato.
L’Insider Trading è un pericolo reale, che gli organismi di vigilanza stanno cercando di contrastare. A denunciare uno dei fatti più incresciosi degli ultimi anni. Secondo il massimo istituto finanziario europeo alcuni trader “alcuni trader dispongono di informazioni riservate sui fondamentali macroeconomici. In 7 casi su 21 market mover ci sono segni di trading informati dei dati prima della loro diffusione”. Le oscillazioni sospette documentate rappresentano il 39-49% delle variazioni di prezzo relative ai future sull’S&P 500 e sui titoli a scadenza decennale Tesoro USA. Ne consegue che in taluni casi i mercati sono falsati e le condizioni “informative” non sono uguali per tutti.
High Frequency Trading, quando la tecnologia vince sull’uomo
Anche qui, si parla di un dato oggettivo, non c’è nessun complottismo dietro. A dimostrazione di ciò, l’allarme lanciato dalla Consob ormai 5 anni fa, secondo cui l’HFT potrebbe essere causa di una manipolazione del mercato. Nello specifico, in un bollettino del 2012 si legge che il trading ad alta frequenza può “compromettere il corretto processo di formazione dei prezzi, allontanandoli dai fondamentali economici sottostanti e riducendone, pertanto, il valore segnaletico”.
Un’altra conseguenza negativa di questa pratica è l’effetto amplificativo rispetto alle oscillazioni del prezzo. In condizioni normali, alcune oscillazioni, magari dettate dalla pubblicazione di un dato macroeconomico, sono limitate nel tempo e nella loro intensità. In una situazione in cui l’HFT viene impiegato massicciamente, queste oscillazioni coprono range di prezzo maggiori e si estendono per un periodo più lungo.
Le conseguenze negative sono evidenti, soprattutto per i trader piccoli. Questi devono affrontare, senza saperne il perché, una volatilità straordinaria rispetto ai fondamentali e praticamente impossibile da prevedere mediante il lavoro analisi, per quanto certosina possa essere.
Non va dimenticato, poi, il vantaggio competitivo derivante dall’High Frequence Trading. Esso, infatti, grazie a potenti software, è in grado di reagire in tempi brevi, quasi immediati, corrispondenti alle frazioni di secondo. Questa possibilità, a prescindere dalla reattività del singolo trader e dall’efficienza della piattaforma nella quale opera, è semplicemente preclusa al trader retail.
Broker contro trader, una dinamica possibile
Infine, è bene, ai fini di una comprensione esatta degli svantaggi che i piccoli trader devono affrontare, operare una riflessione sul rapporto tra broker e trader. Nello specifico, nel rapporto tra broker market maker e trader. Sia chiaro, non vi è alcuna volontà di mettere alla berlina questo tipo di intermediazione, che rimane spesso l’unica possibilità per i trader non istituzionali di fare carriera nell’investimento speculativo (i broker ECN sono più costosi e difficili da maneggiare). Semplicemente, riteniamo lecito affermare che le dinamiche tra broker e trader possano portare i primi, in maniera comunque legittima, a remare dalla parte contraria a quella dei secondi. In breve, gli interessi dell’una e dell’altra parte potrebbero essere in conflitto.
Il motivo di ciò risiede nel fatto che spesso e volentieri, questo genere di broker, per rendere eseguibile un trade del cliente, impersona il ruolo della controparte, riproducendo un ambiente di mercato chiuso. Il broker market maker è, allo stesso tempo, benefattore e antagonista del suo cliente. Certo, il modello economico, che si basa sullo spread, consente al broker di guadagnare senza danneggiare il cliente ma è ovvio che nei casi limiti tale modello possa risultare compromesso.
Se il broker è onesto e trasparente al cento per cento, questa è una buona notizia, il pericolo è nullo. I problemi sorgono quando il broker non compie il suo dovere come etica – e organi di regolamentazione – imporrebbero. Sta quindi al trader individuare il broker che fa al caso suo, e in grado di garantirgli un ambiente di trading sano e profittevole.