Il sistema bancario italiano è contraddistinto ancora oggi da un enorme ammontare di crediti deteriorati, e i movimenti al ribasso generati dalla Brexit non hanno certo aiutato sul fronte della ripresa interna. Per questo motivo il governo ha chiesto alla Commissione Europea di poter intervenire con una sorta di “scudo” da 150 miliardi di euro destinato a fare da garante alle banche in maggiore difficoltà, e in tutto ciò si registrano delle operazioni che in un senso o nell’altro destano grande apprensione da parte degli investitori.
Il nuovo amministratore delegato di Unicredit
A cominciare da Unicredit. Dopo settimane di vuoto il consiglio di amministrazione di Unicredit ha eletto il suo nuovo amministratore delegato. Si tratta di Jean-Pierre Mustier, manager che come si intuisce ha origini francesi e che succederà dal 12 luglio prossimo a Federico Ghizzoni. La svolta è arrivata a fine giugno, quando un cda convocato in fretta e furia dal presidente Giuseppe Vita si è dato l’obiettivo di giungere a un nome in tempi quanto più brevi.
Come spiega il presidente Vita, l’insediamento di Mustier “gli permetterà di assumere immediatamente la guida operativa della banca”, e lo stesso Mustier a margine della nomina precisa che “sarà un piacere lavorare a stretto contatto con il cda e con le persone di Unicredit per stilare un nuovo piano strategico”.
Intesa San Paolo preda di una forte debolezza
E se Unicredit si dà una veste un po’ più solida con un amministratore delegato fresco di nomina, la stessa cosa non sembra valere per Intesa San Paolo che continua invece a mostrare una forte debolezza. Non è un caso infatti se Morgan Stanley, famosa banca di affari con sede a New York, abbia deciso di tagliare il rating attribuito al gruppo: i newyorkesi ritengono che Intesa San Paolo rimanga l’unica banca italiana da tenere realmente sott’occhio, tanto è vero che per il biennio 2017/2018 è previsto un calo del dividendo di Intesa da 3.2 a 2.6 euro.
Comprare Unicredit oppure IntesaSanPaolo?
Dai grafici sopra pubblicati è evidente che la tendenza ribassista di unicredit è molto più pesante rispetto a quella di IntesaSanPaolo. Infatti è oramai possibile raggiungere i supporti del 2010 a 1,5 euro. Dal punto di vista grafico è preferibile attualmente accumulare posizioni long su IntesaSanPaolo e vendere (speculare al ribasso) su Unicredit fino a quando non toccherà i supporti. IntesaSanPaolo potrebbe invece riuscire a mantere questi valori anche in futuro perchè l’azienda sembra essere molto meglio impostata sui fondamentali e sul rischio dei crediti deteriorati.
Quindi la decisione più logica è di vendere unicredit e comprare intesasanpaolo.
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Fondo Atlante 2: ci sarà per davvero?
Nel frattempo il governo è al lavoro per la creazione di un Fondo Atlante bis (un Fondo Atlante 2, dunque), e proprio per questo pare che siano in atto delle operazioni per reperire i cinque miliardi di euro da destinare al fondo stesso. Fonti governative rivelano che l’intenzione sarebbe proprio quella di ricapitalizzare Atlante per lenire le sofferenze del sistema finanziario italiano, ma soprattutto per ridurre quella mole di crediti deteriorati che sono tutt’oggi il vero grande problema del tessuto bancario italiano.