Gli ordini stop sono strumenti in grado di razionalizzare l’attività di trading, renderla più efficace, diminuire il grado di rischio o gli effetti di eventi negativi. Sono anche strumenti abbastanza complicati, soprattutto se utilizzati a un livello avanzato, che richiedono un grado di competenze elevato.

Il primo passo per padroneggiare gli ordini stop, e trasformarli in una vera e propria risorsa, è comprenderne significato e ruolo senza fraintendimenti di sorta. In questo articolo, una panoramica esaustiva sugli ordini stop.

La differenza tra ordine stop e ordine limit

Molto banalmente, l’ordine stop è un ordine che il trader assegna al broker. Tale ordine consiste nel chiudere o aprire una posizione quando il prezzo raggiunge un certo livello. Ovviamente, il prezzo stop, o stop price, è deciso dal trader. 

Questo concetto, di per sé molto semplice, non va confuso con l’ordine limit. I due strumenti si caratterizzano per una certa somiglianza, ma rimangono comunque diversi. Se con l’ordine stop una posizione viene aperta o chiusa quando l’asset raggiunge un dato prezzo, con l’ordine limit ciò accade a prescindere dal prezzo corrente. Se l’ordine consiste nel vendere a un dato prezzo, l’asset viene venduto a quel prezzo e a quel prezzo soltanto. Ovviamente, gli ordini limit (o limit order, in inglese) hanno una probabilità non trascurabile di rimanere inevasi. 

Lo stop di chiusura

Esistono due tipologie di ordini stop: di chiusura e di apertura. Quelli più utilizzati sono gli ordini di chiusura. Il motivo è semplice: sono strumenti molto efficaci per contenere il rischio o, per meglio dire, per contenere le perdite. Esatto, fare trading vuol dire soprattutto ragionare su come contenere gli effetti di una sconfitta. 

Gli stop di chiusura, infatti, consentono di chiudere le posizioni quando il prezzo ha raggiunto un livello così basso da segnalare l’impossibilità di ripresa (almeno nel breve periodo). In assenza di uno stop, e raggiunto questo ipotetico livello, il trader non farebbe altro che peggiorare la situazione. Gli stop di chiusura, quindi, consentono di limitare i danni.

Gli esempi più importanti di stop di chiusura sono gli stop loss e i trailing stop (i secondo sono una varianta dinamica dei primi).

Impostare il prezzo per lo stop di chiusura, o banalmente per lo stop loss, vuol dire immaginare o un ipotetico punto di non ritorno o la massima perdita psicologicamente / economicamente tollerabile o entrambi. Tale attività di impostazione, ovviamente, è “tecnica”, ovvero coinvolge strumenti a carattere statistico. 

Lo stop di apertura 

Lo stop di apertura ha una funzione diversa dallo stop di chiusura. Se lo scopo di quest’ultimo è limitare i danni o comunque generare un certo controllo sulle perdite, lo scopo dello stop di apertura è quello di cogliere il maggior numero di opportunità possibile. D’altronde, si parla di entrata nel mercato, non di uscita. 

Anche gli ordini stop di apertura, o per meglio dire i prezzi corrispondenti, vengono decisi nella maniera più possibile scientifica, o brandendo la statistica come una risorsa inestimabile. Anche perché entrare nel mercato nel momento sbagliato è pericoloso e, anzi, produce conseguenze dirette (e negative) sulle speranze di guadagno. 

Un consiglio per gli ordini stop

Il consiglio principale è di analizzare attentamente il mercato. La scelta del prezzo è fondamentale e non può essere lasciata a pratiche non scientifiche o, peggio ancora, all’improvvisazione. Ne va delle speranze di guadagno o addirittura della tenuta economica. Dunque, utilizzate abbondanti dosi di analisi tecnica, incentrandovi in particolare sui livelli di supporto e di resistenza. 

Un’indicazione forse non propriamente tecnica ma comunque utile: fate riferimento anche agli analisti, ovvero a chi per professione analizza il mercato. Scegliete analisti il più possibile indipendenti, e scoprite i prezzi più adatti per uscire dal mercato (ordini stop di chiusura) e per entrare (ordini stop di apertura). Ovviamente, utilizzate più canali: il parere degli esperti, appunto, ma anche e soprattutto l’analisi personale e diretta del mercato. 

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